Dino Valenti è nato a Mistretta, un' antica cittadina in quel di Messina (ME), il 6 febbraio 1949.
Vive e lavora a Rivalta di Torino (TO), in via Giacomo Brodolini n. 5.
Il bisogno di rappresentare tutto ciò che lo circondava nasceva, giovanissimo, dal fascino che ogni cosa esercitava su di lui. L'esigenza di scoprire esperienze nuove si completava così attraverso l'osservazione sistematica e la sintesi grafica. Da questa continua analisi si radicalizzava sempre più, nel suo concetto, l'ipotesi che ogni cosa, sia essa naturale o prodotta dal lavoro dell'uomo, è considerata espressione di un rapporto biunivoco fra uomo e natura o fra gli stessi uomini. Quindi tutto si anima di vita. Nonostante la staticità ogni cosa nasconde una propria storia, che in ultima analisi è la nostra storia. Dove traspare una profonda esperienza di vita, quasi sempre sofferta.
All'età di undici anni comincia a frequentare i corsi di disegno e grafica organizzati dalla Socetà Operaia di Mutuo Soccorso del suo paese natale, della quale il padre era socio.
Le opere naive di sUa madre, eseguite in età giovanile su seta mauré su copriletti, ecc., delle quali il giovane Dino rimaneva sempre incantato, furono uno stimolo non indifferente per la sua vita artistica.
Subito dopo la scuola dell'obbligo la produzione artistica subisce un lungo periodo di stasi, mentre si sviluppa sempre più la ricerca per il perfezionamento della rappresentazione grafica.
Ne sono la prova i suoi attuali disegni a china (scorci efficaci e poetici delle antiche mura, dei portali, dei vicoli di Mistretta) che sottolineati da un segno deciso, eppure trasparente, segnano le tappe della sua vita artistica, del suo purismo esaltante.
Concluso il servizio militare, Dino Valenti si trasferisce a Torino in cerca di lavoro. La precarietà dell'occupazione, le preoccupazioni che ne denvano durante i primi anni lo allontanano sempre più dalla pIttura. Rimane tuttavia, sempre più forte e tenace, il desiderio di ritornare alla libertà artistica. In questo tempo molti erano i problemi: ingiustizie sociali, egoismi, sfruttamento, povertà, condizionamenti, emarginazione, problemi ecologici, ecc., che egli avrebbe voluto trattare col pennello. Ogni volta che ne ha la possibilità prepara schizzi da ampliare e perfezionare. L'attività artistica nella sua pienezza inizia quando il calore della contestazione inizia ad affievolirsi. Dino Valenti vive di simboli per descrivere una situazione sociale. Attorno a questi ruotano paesaggi o meglio strutture avveniristiche: come sculture vive, esse si realizzano con una saldezza che mira all'essenziale, nell'audacia e nell'estrema finezza degli accordi cromatici. Ecco perché nei dipinti di Valenti traspare un velo di surrealismo, che la sua pittura non vuole essere, poiché ovunque scaturisce il "problema sociale", derivato dalla pura realtà contingente. Si proiettano quindi, come su un ipotetico scenario, si sviluppano e si intrecciano problemi diversi e i simboli vogliono rappresentare una continua denuncia di una società in evoluzione. Perché è un giovane che pensa e ottiene risultati di rapida inquadratura, mentre le velature si allungano all'infinito e il colore fluente vibra, la luce che affluisce sulla tela afferma la piena disponibilità del pittore ad affrontare argomenti «scottanti» per essere se stesso. (Antonio Oberti)
Documentazione
«...I personaggi di Dino Valenti sono mutazioni di potere e di esigenze, sono l'irrazionalità e l'anormalità, sono momenti psicologici che si mutano in estetici su di un palcoscenico senza fine. La ricerca del pittore siciliano, la descrizione di questa ricerca, si affidano ad un sicuro istinto compositivo e la rappresentazione scorre fluida, talvolta dura ed arida, altra emozionale e poetica, sul filo di componenti intimistiche che coinvolgono però tutto il genere umano. Si potrebbe pensare, a questo punto, trattarsi di un artista «difficile» da leggere, ma la realtàè diversa ed i soggetti si dipanano - tra ironia e contestazione - in facile assimilazione dove ognuno può cercare le domande e trovare le risposte da solo con l'aiuto della propria sensibilità. Il simbolismo di Valenti non concede varianti etiche ma può essere oggetto di ripensamenti da parte del fruitore, condotto pian piano al nucleo centrale informativo. Pur essendo questa una pittura d'urto non aborre il ragionamento e le istituzioni non vengono distrutte bensì spiegate per documenti, di qui l'etichetta artistica nei solenni sentimenti, nelle spietate congiure, nella repressione, nel cambiamento dell'uomo in «Robot», nei troppi modi nuovi di intendere l'esistenza. Dino Valenti sa quello che vuole e lo dice con sensibilità tattile e percepitiva, per un colloquio che può durare il tempo della vita». (Vittorio Bottino)